Pordenone Calcio: un’asta per il marchio
Il marchio del Pordenone calcio? Al curatore Gianluca Vidal ad oggi non è arrivata alcuna offerta. E non si parla nemmeno di ipotetiche basi d’asta. Impossibile farlo, perché il valore attribuito dalla società calcistica in bilancio è esorbitante: 5 milioni di euro.
"Aveva una valutazione in bilancio estremamente alta - conferma il curatore della procedura di liquidazione giudiziale, Gianluca Vidal - Era stata determinata sulla base di alcune perizie fatte fare dal Pordenone calcio, non è questo, però, il valore di liquidazione".
Tanto che ieri, a margine dell’udienza per l’esame della proposta di stato passivo, con il giudice delegato Roberta Bolzoni è stata presa una decisione: periziare anche il marchio per poi procedere con l’asta.
Il logo del Pordenone calcio è neroverde. Si tratta di uno schema essenziale di linee. L’elemento principale è una “P”. Ai lati, sempre stilizzate, ci sono le porte della città. E sullo sfondo tre onde rappresentano il Noncello. All’inizio dell’anno Sergio Zaia, ex socio, aveva tentato di acquistarlo proponendo a Vidal 10mila euro: nella sua ottica rappresentava il primo passo verso la rinascita della squadra fallita prima dell’inizio della stagione calcistica. Un’offerta che è stata respinta, ma che non poteva nemmeno essere accettata. Quanto può valere il logo? Forse l’offerta di Zaia non è andata molto distante dal valore effettivo del marchio di una società che militava in serie B, anche se adesso sarà la perizia disposta dal Tribunale a stabilirlo in vista della futura vendita. Quei 5 milioni di euro, tuttavia, hanno significato molto nel bilancio presentato al 30 giugno 2022 dal Pordenone calcio. Era stata indicata una perdita di esercizio di 6,7 milioni di euro, ben 2,9 milioni in più rispetto al 2021 (3,8 milioni). Il patrimonio netto era passato in negativo: da 2,4 milioni a - 1,3 milioni. Una situazione aggravata dal debito nei confronti del Fisco e degli enti previdenziali (7,6 milioni). I costi per gli stipendi pesavano per 8,8 milioni, mentre tra i ricavi spiccavano 4,2 milioni di contributi in conto esercizio, 2,3 milio- ni messi dagli sponsor, 2,4 milioni dai diritti televisivi e 1,9 milioni da proventi per la gestione dei calciatori. Tra le voci attive dello stato patrimoniale c’era anche il marchio sociale, valutato appunto quasi 5 milioni di euro. È una delle voci che hanno permesso di contenere il deficit patrimoniale a 1,3 milioni di euro.